martedì 30 luglio 2013

Odio gli indifferenti...




"L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. [...]
Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, e avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? [...]
Perciò odio gli indifferenti"

Queste parole furono usate nel 1917 da Antonio Gramsci per 'catalogare' il comportamento di troppi uomini, protagonisti di storie non scritte e di battaglie mai combattute. Il suo messaggio seppur legato ad un periodo storico differente e maggiormente rilevante racchiude in sé i personalismi del passato come di questo presente. 

A volte ci si lamenta della lontananza della 'gente' dal centro della vita politica, della mancanza di ideali e riferimenti, dell'assenza di uno spirito patriottico o di un minimo accenno di altruismo. 

L'indifferenza si annida in mille ambiti e sapere che le nuove tecnologie ed i nuovi metodi di comunicazione, invece di agevolare le relazioni, siano in parte causa della loro 'implosione' appare piuttosto inquietante. 

Se un incidente stradale non diviene improvvisamente tragedia è forse grazie ai nuovi mezzi comunicativi, ma se la prontezza, l'assenza di paura e l'altruismo non esistessero probabilmente la vita di un'altra ragazza sarebbe spezzata. 

E' quanto accaduto qualche giorno fa ad Osio di Sotto, in provincia di Bergamo: uno scontro in auto, una vita in bilico, i soccorsi e una conclusione fortunatamente positiva. 

Nel mezzo, però, troppi interrogativi.

Perché solo un uomo ha offerto il suo aiuto? Perché intervenire è sembrata più una forzatura che una necessità? Perché tanti telefonini ad immortalare in maniera macabra l'accaduto? Perché tanta indifferenza? Perché tanto distacco? 

Chi ha salvato Jessica era un uomo di mezza età che si è imbattuto dopo vent'anni in uno stesso episodio, ma con contesti e tecnologie diverse. All'epoca non c'erano i telefonini ed i soccorsi erano più lenti, ma è riuscito in entrambi i casi a salvare le sue 'donne'. 

Ha subìto oggi come allora i controsensi di queste vicende (dubbi sull'operato) uscendone da eroe. In una fase 'materiale' di questo presente ha forse stupito la prontezza d'animo e l'assenza di calcoli di fronte a tanta indifferenza. 

Se la paura di intervenire è conseguenza dell'assenza di nozioni di 'primo soccorso' è giusto che ciò sia d'obbligo per tutti nelle scuole e sui posti di lavoro, ma se quei telefonini pronti a riprendere fossero la reale risposta ci sarebbe da interrogarsi su ben altro. 

Ci vuol fortuna ad imbattersi in un 'angelo', ma basterebbe anche solo uno scatto di coscienza familiare per provare a diventarlo. "L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita": i valori non si ereditano, si insegnano.

venerdì 26 luglio 2013

Quell'infuocata estate a Milano




Faceva caldo, molto caldo. Non si trattava di un'eccezionale ondata climatica, non era il sole a preoccupare migliaia di milanesi ma ciò che dall'alto pioveva a 'grappoli'. Era l'estate del '43 quando Milano fu bombardata dagli Alleati.

In questi giorni, in occasione del settantesimo anniversario della liberazione dell'Italia dal Fascismo, mi sono imbattuto in pagine di storia relative all'estate del 1943.

Prima il famoso 'Ordine del Giorno' presentato dagli ex-fidi Grandi, Bottai e Ciano al Gran Consiglio del Fascismo il 25 luglio del '43 con la richiesta di ripresa del potere da parte del Re, poi l'arresto di Mussolini ed in ultimo i grandi tentennamenti e le ambiguità del Governo Badoglio, rappresentarono la cronaca politica di quell'estate, conclusasi con l'armistizio di Cassibile sottoscritto dallo stesso Badoglio il 3 settembre del '43.

Ma in quell'arco di tempo, in quel vuoto governativo e decisionale il Paese fu lasciato in balia degli assalti degli Alleati, pronti a stanare le ultime resistenze prima di quella resa italiana, sancita e annunciata colpevolmente con un mese di ritardo.

Proprio di questo breve ma intenso periodo i milanesi ricordano la cosiddetta 'settimana d'inferno': nei primi giorni di agosto 870 aerei inglesi gettarono oltre 1400 tonnellate di bombe che colpirono il 50 per cento degli edifici della città, distruggendo un terzo dell'area edificata. L'obiettivo era polverizzare il maggiore centro industriale ed economico del Paese, cercando di costringere così l'Italia ad uscire dalla guerra, dopo la caduta del fascismo, ed accettare la resa. 

La notte del 13 agosto furono sganciati 220.000 spezzoni incendiari, ma fortunatamente la natura climatica della zona - l'elevata umidità tipica della Pianura Padana - per una volta è venuta in soccorso dei malcapitati milanesi e fortunatamente grazie all'urbanistica (piccoli quartieri separati da grandi viali) il fuoco non distrusse completamente la città.  
Se Il Teatro alla Scala e molti stabilimenti industriali vennero distrutti, fu invece risparmiato il Duomo e parzialmente il Castello Sforzesco, Santa Maria delle Grazie e il Palazzo Reale, mentre la viabilità (tram e filovie inutilizzabili) fu messa completamente in ginocchio: mezzo milione di persone furono costrette ad abbandonare la città.
Di quelle lunghe settimane oggi è difficile trovare traccia in città, se non nei ricordi personali. Tante storie dei ragazzi dell'epoca - oggi ultraottantenni - sono rimaste inascoltate ed è raro scovare angoli di strada che ricordino quanto accaduto.
Ai milanesi mancano le storie di quei bimbi arrampicati sui tetti per gettare via gli spezzoni incendiati, le corse nelle fogne, gli incontri nei grandi parchi e gli scavi tra le macerie, tutti racconti meritevoli di ampie platee e altra considerazione.   
Sarebbe opportuno far rivivere la storia, quelle storie. In una fase tanto 'povera' culturalmente ed in un momento di assenza di riferimenti, sarebbe l'occasione giusta per riannodare i fili, ritrovare il legame col territorio e riavvicinare generazioni sempre più distanti.

In un'estate calda come quella in arrivo a Milano sarebbe opportuno fermarsi ad ascoltare le parole dei 'nonni della periferia', quelli che in una lingua quasi incomprensibile sarebbero in grado di far rivivere quelle settimane alla perfezione, sorridendo amaramente di fronte alle preoccupazioni climatiche dei frettolosi passanti, banali in confronto a quell'infuocato agosto del '43.

martedì 23 luglio 2013

Le moto e i 'sogni di bambino'



Il giorno in cui decidi di 'correre in moto' lo fai per gioco, perché lo hai fatto sin da piccolo con i modellini, perché pedalare con la bici ti ha dato la giusta adrenalina o forse perché tirare calci ad un pallone ti è sembrata una cosa banale. Poi il gioco dovrebbe trasformarsi in qualcosa di più grande e in alcuni casi diventare un lavoro come altri, ma non è così. 

I rischi sono chiari a tutti e scegliere una strada tanto pericolosa pare spesso folle, quasi innaturale. Forse è per questo che non si capisce perché non esista una mamma apprensiva pronta ad opporsi o a 'contenere' quell'istinto innato nei loro bimbi. Ma come può una madre placare quel fuoco che vive negli occhi di chi ama i motori e di chi considera la propria moto non come un oggetto ma come l'elemento 'mancante' per realizzare il proprio sogno!?

Purtroppo, però, in alcuni casi questa splendida 'cornice' va improvvisamente in frantumi ed i 'sogni di bambino' si infrangono su nuvole d'acqua, su voli infiniti e su scontri devastanti, come accaduto recentemente ad Andrea.  

Nei momenti di lutto a stupire è il micro-mondo che intorno si materializza: il dolore della famiglia misto ai sensi di colpa ed ai mille 'se', il rimorso di chi ha spezzato involontariamente quella vita misto al desiderio di tornare prontamente a correre incerottato pur di portare con sé in moto l'amico 'volato' via, i ricordi e le immagini dei momenti felici misti ai desideri non realizzati di un ragazzo che, mai per un istante, ha creduto di non farcela. 

Tutto questo ricalca un copione (istintivo) già visto meno di due anni fa dopo la scomparsa di Marco Simoncelli: il marchio di questo 'moderno' modo di vivere le corse in moto.

Di questo mondo ciò che affascina, però, non è solo la velocità, il rischio, l'adrenalina, il profumo del successo ma i sentimenti che tale disciplina genera all'interno di questi piloti-bambini: il forte legame con la loro famiglia, nella maggior parte dei casi con i loro papà.

L'amicizia e la complicità che nasce nelle corse con le mini-moto, i litigi e i rimproveri che avvicinano ancor di più, la felicità nei momenti di successo e il conforto nei momenti di difficoltà: quella presenza costante che in un mondo di 'duri' è la più tenera espressione di amore. Quella certezza di aver percorso e di percorrere la strada del sogno per sempre assieme.

Nonostante le mie 'paure' non domandatemi cosa farei di fronte alla richiesta di mio figlio di intraprendere lo stesso percorso rischioso, ma estremamente affascinante: la risposta è fin troppo ovvia.


venerdì 19 luglio 2013

Federal Reserve & (micro)economia Usa - da articolo pubblicato su "Il Quotidiano della Calabria" del 18 luglio



"E’ iniziata la ‘stagione degli utili’ negli Stati Uniti e il periodo coincide con le scelte delicate che dovranno essere prese dalla Federal Reserve. Le prime pubblicazioni dei bilanci relativi al secondo trimestre dell’anno sono parse più che positive a partire da Alcoa [....] fino alle big della finanza americana (Goldman Sachs, Citigroup e Bank of America

Se per il comparto bancario le attività di “investment banking” e “trading” continuano ad 'aiutare' i bilanci e gli anni dei tagli drastici sembrano ormai alle spalle, anche il settore industriale mostra segnali incoraggianti, grazie ad un trend dei consumi sempre in costante progresso. 

L’operato della Fed che negli ultimi anni ha fornito grandi quantità di liquidità al sistema, il conseguente rialzo dei mercati azionari che ha incrementato il valore del portafoglio dei privati [....] e il prezzo crescente degli immobili che ha aumentato la ricchezza degli americani, sono gli elementi chiave che spiegano il perché di maggiore fiducia da parte delle imprese e soprattutto dei consumatori, i quali da tempo hanno ripreso ad indebitarsi per fare acquisti.

Tutto ciò si riflette poi sulla micro-economia e cioè su quell’apparato produttivo che, grazie a ricavi certi e stime meno nebulose per il futuro, è in grado di impiegare somme di denaro più che rilevanti nei grandi investimenti e nelle acquisizioni. [....]

Considerando tali miglioramenti, che seppur lenti paiono decisi e progressivi, non è difficile immaginare le mosse future della Banca Centrale americana nonostante le varie interpretazioni delle parole di Bernanke. [....]

Oggi il Presidente della Fed continua a legare le scelte di politica monetaria alla crescita americana, separando la gestione dei tassi d’interesse dal “Quantitative Easing 3” e lasciando intendere che l’economia statunitense dovrà essere in grado di camminare da sola senza la necessità della somministrazione di altre ‘medicine’, avendo soltanto cura di intervenire nella fase di riabilitazione del ‘malato’, tecnicamente guarito ma psicologicamente fragile.

Agli operatori non piace rischiare senza poter contare su un paracadute sicuro e poco importa se il perdurare di ciò possa creare una ‘bolla’ sui mercati, per speculare su quella c’è ancora diverso tempo davanti."

mercoledì 17 luglio 2013

PD - Il "Gioco delle Correnti"



Quante correnti ci sono nel Partito Democratico? Diverse. L'unica certezza, però, è che quella dei cosiddetti 'renziani' sia quella più decisamente attiva. 

Agli attacchi portati avanti al Governo Letta nelle ultime settimane dall'uomo 'forte' del partito, non tanto per l'influenza sulla base ma solo per il carisma che lo spinge a portare avanti una tesi - che sia di sinistra o meno non conta - diversamente dall'appiattimento della maggior parte delle correnti, sono seguiti i giudizi sul Ministro dell'Interno e la richiesta, che verrà fatta dai senatori 'renziani' nella riunione dei gruppi, delle dimissioni dello stesso Alfano. 

La motivazione di tale richiesta sta nella necessità di "restituire al Governo la necessaria credibilità sul piano nazionale ed internazionale". Tutto vero e legittimo, ma una posizione tanto diretta equivale a voler (quasi) spezzare quella corda che tiene debolmente unite le due anime opposte dell'Esecutivo. 

L'obiettivo dei "renziani" è far cadere oggi un Governo comunque destinato a durare poco altro tempo ancora? 

Forse, ma con tutta probabilità la 'mozione' non avrà la maggioranza e il Governo non potrà cadere in questa circostanza, ma Renzi avrà dalla sua una carta in più da giocare in quella 'campagna elettorale interna' che stabilirà la leadership futura del partito. 

Agli occhi degli italiani infastiditi da piccoli o grandi giochi di potere e da sotterfugi spionistici, la posizione di Renzi, seppur propagandistica, avrà successo ed i consensi aumenteranno. 

In alternativa, l'azione dei 'renziani' potrebbe essere vista come l'antipasto di un nuovo 'ribaltone': un Esecutivo alternativo a quello attuale composto dal duo PD-M5S che piace più alla rete e molto meno a Casaleggio e Grillo. 

Ma per quello c'è ancora tempo, intanto gustiamoci il democratico "Gioco delle Correnti".

lunedì 15 luglio 2013

Il 'colore' della pelle




Passano gli anni ma il colore della pelle rimane sempre un elemento discriminante e discriminatorio. 

Mentre in Italia il Ministro Kyenge è oggetto delle offese razziste del leghista Calderoli, dall'altra parte dell'Oceano la sentenza di assoluzione per George Zimmerman, reo di aver ucciso nel 2012 il diciassettenne afroamericano Trayvon Martin, ha riaperto la delicata diatriba sull'utilizzo improprio delle armi e sulla facilità con cui esse vengono utilizzate per dirimere questioni personali, spesso a sfondo razziale. 

Se nel primo caso la protesta è avvenuta attraverso il canale parlamentare con la richiesta di dimissioni del Vicepresidente del Senato e con una serie di petizioni on-line, in America la protesta si è 'accesa' nelle strade dove la gente dimostra di non voler accettare il verdetto, alla luce della ricostruzione degli ultimi istanti prima della morte del giovane, disarmato ed impaurito dall'aggressività di quel vigilante di quartiere. 

Apparentemente non c'è alcuna prova che avvalori la tesi della 'legittima difesa', ma la Giuria ha così deciso celando dubbi su quel furore e su quegli eccessi che, invece, paiono essere stati esercitati da Zimmerman nei confronti di un giovane 'ragazzo nero incappucciato'. 

Purtroppo, gli atteggiamenti, gli 'abiti' e il colore a volte valgono più di mille armi imbracciate: è accaduto anni fa nelle periferie di Los Angeles e più recentemente nel 2005 in piena 'psicosi' da attentati terroristi nella metropolitana di Londra quando ad essere erroneamente ucciso fu un impaurito ragazzo brasiliano. 

I due episodi accaduti in Italia e negli Stati Uniti sono molto differenti tra loro, ma qualcosa li accomuna; non solo il colore della pelle dei soggetti coinvolti, ma la risposta controversa della società civile: l'indignazione in Italia è parsa totale ma poi non si riesce a spiegare la mancata 'disapprovazione' delle persone presenti al discorso dell'on. Calderoli o il sostegno ricevuto successivamente dal 'popolo del web' e da alcuni suoi 'confratelli' politici. 

Anche in America, la moneta ha le sue controverse facce: quella di chi protesta per una sentenza affrettata ed ingiusta emessa da una Giuria e quella di chi faceva parte della Giuria in questione (5 su 6 erano bianchi) e che ha optato inspiegabilmente per la legittima difesa di un uomo armato - frettolosamente autoproclamatosi sceriffo - al cospetto di un minorenne che in mano stringeva un telefonino e che fino all'ultimo ha urlato nell'indifferenza le sue paure.

venerdì 12 luglio 2013

La (strana) crisi del "Made in Italy"



L'industria italiana vive una delle fasi più buie della sua storia, ma parallelamente l'eccellenza della produzione (di nicchia) viene riconosciuta a livello internazionale. 

La 'triste' conseguenza di ciò è la cessione di marchi storici come quello di "Loro Piana" ai francesi di Lvmh nel campo della moda e recentemente "Pernigotti" ai turchi di Toksoz in ambito alimentare. 

Si potrebbero citare molte altre operazioni del genere effettuate nell'ultimo periodo come la vendita di parte dell'azienda "Riso Scotti" agli spagnoli di Ebro Foods o la cessione della pasticceria Cova sempre a Lvmh dopo un vero e proprio scippo alla famiglia Bertelli che fa capo al Gruppo Prada e le tante aziende vinicole toscane passate di mano a investitori americani e asiatici.

Tutto ciò è conseguenza della crisi che il nostro Paese sta vivendo? 

E' vero solo in parte. Certamente la forte concorrenza in termini di costo del lavoro, il costante decremento dei consumi e la mancanza di sostegni finanziari atti a sopportare mesi e anni di bilanci in rosso hanno spinto molte aziende a vendere o a chiudere i battenti, ma questo discorso non dovrebbe riguardare alcuni dei ricchi marchi storici in questione. 

Difficile credere che chi come "Loro Piana" sia capace di fatturare 700 milioni di euro l'anno (con un utile di oltre 140 milioni) non sia in grado di resistere alle lusinghe francesi. 

Non so se sia stata un'offerta economica irrinunciabile, ma se solo una parte dei due miliardi di euro pagati da Arnault alla famiglia piemontese fosse reinvestita nel nostro tessuto imprenditoriale allora forse la rinuncia sarebbe meno dolorosa. 

Rimane la delusione per un sistema in crisi, ma soprattutto per una cultura imprenditoriale ormai svanita da tempo. 

Manca, oltre alle risorse che forse lo Stato e il sistema finanziario non garantiscono adeguatamente, il coraggio di fare impresa, di dare lustro al "Made in Italy" e di ravvivare i marchi italiani, come il brand Diadora recentemente riacquistato in Cina da Polegato (Geox) in un percorso inverso, che mostra quanto siano diversi gli obiettivi e le passioni in tempo di crisi.

giovedì 11 luglio 2013

Per Berlusconi 'desiderio di vendetta'


La notizia che il processo Mediaset sarà in Cassazione già il 30 luglio ha messo in subbuglio il PdL, accentuando in Berlusconi il 'desiderio di vendetta'.

Sarà confermata la condanna a 4 anni di reclusione per frode fiscale e all'interdizione dai pubblici uffici? La sentenza a cui si fa riferimento è quella dell'8 maggio scorso. Gli avvocati sono allibiti da tanta celerità: mancherebbe il tempo necessario per svolgere 'approfondimenti'. 

Ai legali del Cavaliere preoccupa l'insolita rapidità della Giustizia italiana - da sempre definita 'lenta' - e soprattutto quella fastidiosa prassi che riserva una corsia preferenziale ai processi a rischio prescrizione, che in questo caso potrebbe evitare lo slittamento di un anno della sentenza definitiva in merito all'interdizione dai pubblici uffici. 

Al di là delle valutazioni temporali su cui si è espresso Ghedini, sulla vicenda in questione e sulla decisione della Cassazione si sta per accendere la ‘battaglia finale’: Berlusconi dopo tentennamenti è deciso a premere sull'acceleratore, dopo i continui suggerimenti dei Falchi del partito. 

Si inizia con un'interruzione di tre giorni e quindi il rinvio di ogni attività parlamentare da parte del centro-destra, oltre che all'assenza del PdL al vertice di maggioranza. 

Poi arriverà la sentenza e quindi la fine del Governo Letta, già sulla graticola dopo la diatriba sull'IMU e il declassamento da parte di S&P. 

A settembre poi toccherà a Napolitano cercare l'ennesima soluzione tampone: un Governo trasversale per approvare una legge elettorale che sia differente dal “Porcellum”? 

Probabile, ma senza il PdL dell'interdetto Berlusconi.

lunedì 8 luglio 2013

Il Papa a Lampedusa



Per il primo viaggio apostolico Papa Francesco ha scelto Lampedusa con l'intento di lanciare un messaggio al mondo intero e soprattutto agli italiani, che probabilmente da tempo hanno dimenticato la loro storia fatta di 'migrazioni' e di umiliazioni annesse.

Visitare quest'isola simbolo alla stesso tempo della bellezza del nostro Paese e del 'miraggio' che essa rappresenta per migliaia di persone in fuga dalle proprie case è un gesto forte soprattutto per il suo significato universale: per salvaguardare la propria Terra è fondamentale aprire gli occhi e tendere le mani a chi nella disperazione cerca una nuova via, un punto di partenza per rinascere nuovamente. 

E' un messaggio che molti approvano idealmente, ma che fanno fatica ad accettare concretamente per mancanza di pieno altruismo o spesso per paura. Tuttavia, lanciato con tanta veemenza potrebbe avere un'eco superiore rispetto al passato?

La folla che oggi festeggia assieme a Papa Francesco è conscia di questo messaggio o è solo infiammata dall'arrivo del nuovo Pontefice? 

Domani i riflettori sull'isola si spegneranno, gli abitanti torneranno a 'convivere' forzatamente con quella che ritengono una limitazione degli propri spazi, in molti torneranno ad utilizzare l'immigrazione clandestina come pretesto alle proprie invettive in campagna elettorale o giustificazione alla cronaca giornaliera. 

Ed il Papa? Si accorgerà presto di quanto arduo sarà il suo compito di moralizzare un mondo all'esterno falsamente recettivo, ma egoista nel suo profondo.

giovedì 4 luglio 2013

L'azzardo dell'ECB

Oggi le parole di Mario Draghi hanno letteralmente 'infiammato' i mercati, come non accadeva da tempo. Chi pensa che il messaggio sia stato tanto differente rispetto al passato si sbaglia e per questo pare inspiegabile la performance più che positiva dei mercati.

Le prospettive di ripresa non sono eccezionali ed i primi segnali incoraggianti sono attesi nella seconda metà del 2014, i tassi rimarranno a livelli bassi per molto altro tempo, la politica monetaria della Banca Centrale rimarrà 'accomodante' e lo sarà fino a quando sarà necessario, rimangono rischi al ribasso (domanda interna e internazionale debole) e le riforme strutturali nella zona Euro vanno a rilento. Allora perché tanta euforia?

Forse solo per "aver discusso a lungo di un possibile taglio dei tassi" prima della decisione odierna? O forse per aver nuovamente citato l'opzione ABS come potenziale strumento di liquidità? O forse per aver citato passi avanti sulla strada dell'unione bancaria?

Niente di nuovo che possa giustificare l'azzardo di chi oggi acquista bond ed equity.

L'Europa cresce a rilento e continuerà a farlo, ma la ECB ha mutato il suo ruolo rispetto all'Istituto guidato da Trichet con più cura verso la crescita e meno attenzione all'inflazione. Chiunque vorrà tornare a speculare su bonos e btp dovrà fare i conti con Draghi ed il suo "OMT". E' forse per questo che l'azzardo è rimanere scarichi di titoli?

Potrebbe essere, ma è più probabile che si sia voluto prendere posizione e 'anticipare' la pubblicazione dei dati sull'occupazione americana di domani, quando NFP più alti delle attese ed un tasso sotto il 7.5% potrebbero mutare le scelte non solo di breve ma anche di lungo termine.

Intanto l'Europa sale: se non si vive del proprio, si vive di riflesso.

Oliviero.it