giovedì 17 ottobre 2013

Legge di Stabilità: manovra senza coraggio - da articolo pubblicato su "Il Quotidiano" del 17 ottobre



Come prevedibile ed in linea con la maggior parte delle “finanziarie” siglate nel nostro Paese anche la Legge di Stabilità presentata dal Governo Letta mostra scarso coraggio e poca incisività.

Tuttavia era difficile attendersi di più perché la coperta è come sempre corta e le pressioni politiche e sociali sono una minaccia per un esecutivo in bilico e costretto a barcamenarsi tra posizioni differenti. [...]

Se positivi possono essere definiti concettualmente i soldi destinati al cuneo e agli sgravi fiscali, scarso può dirsi il ‘quantum’ e cioè il miliardo e mezzo destinato al taglio degli oneri, che poco restituirà ai lavoratori e poco inciderà sui bilanci delle aziende, che non riusciranno con tale intervento ad aumentare la propria competitività.

Dal punto di vista del singolo cittadino i soldi in busta paga non compenseranno minimamente l’arrivo della nuova “service tax” (Trise) che ingloberà Imu, Tares e Tarsu e che dovrebbe valere poco meno di 400 euro a famiglia.

I conti, però, si faranno alla fine quando si capirà come sarà strutturata la tassa tra effettivo utilizzo e discrezionalità degli enti comunali e considerando come i nostri politici valutano la ricchezza degli italiani – una proposta recente definiva “case di lusso” quelle con rendite superiori a 750 – non potrà che rivelarsi anche questa come un’ennesima stangata.

Gli altri interventi riguarderanno la Pubblica Amministrazione (turnover congelato fino al 2018 e ritocco degli straordinari), il blocco della rivalutazione delle pensioni sopra 3 mila euro, l’aumento dei bolli sui conti [....] e la proroga degli “eco-bonus” energetici al 65%. [...] Tuttavia, nessuna delle risorse create verrà destinata alla crescita ed allo sviluppo in mancanza di un’azione incisiva ed estesa.

Se l’obiettivo è la riduzione della spesa intervenire sugli stipendi è riduttivo di fronte ad un taglio dei costi della “macchina Italia” mai neppure minimamente iniziato.

Se si vuole ridurre l’onere su imprese per incentivare le assunzioni e aiutare i lavoratori dipendenti bisogna aumentare gli sgravi per restituire quel ‘potere’ capace di arrivare direttamente ai consumi, osando negli interventi.

Inoltre, al di là delle analisi demagogiche, non c’è traccia di politiche atte a ridurre il debito e limitare l’evasione fiscale. [...] Il risultato è la nascita di manovre strutturalmente poco incisive, che da sempre i Governi attuano per tamponare i problemi di breve periodo con prelievi diretti o indiretti sui redditi dei lavoratori dipendenti e con tasse su chi possiede un immobile - ma che purtroppo su questo stesso ha un debito rilevante - e non su chi, invece, danneggia irreparabilmente la nostra economia.

In attesa di capire come questo testo (come sempre) cambierà, assistiamo all’ennesimo buco nell’acqua.

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